
ERA MIA MADRE
di Vincenzo Melluso
Mia madre, donna indefessa con le sue rughe sempre nella terra cucinata dal solleone, eppure sempre amorevole verso tutti. Il suo sudore era per me il suo profumo, ancora ce l’ho dentro le mie narici. Il suo respiro il mio ossigeno.
Mia madre, donna di campagna che leggeva tanti libri in un’epoca in cui anche saper leggere era quasi un privilegio. Li leggeva nonostante il suo volto fosse stanco e la sua pelle consumata dalla fatica, perchè amava spiegarceli e riassumere le storie.
Mia madre, contadina tenace e onesta del 1919, morta in un caldo giugno del 2008. Aveva 89 anni. Si chiamava Teresa Pugliese.
Abitavamo in corso Garibaldi, al civico 43, in una casetta attaccata al palazzo dei Casuscelli.
Una volta, a scuola non mi vollero dare il sussidiario gratuito come tutti i miei compagni perché – secondo la direzione – “la mia famiglia stava bene”. Una cosa non vera, ma tan’era.
Così, andai a casa presi 5 lire per comprare “Il Milione” di Marco Polo. Tornato a casa dissi a mia madre che quel benedetto libro me lo diedero a scuola, gratuito come tutti i bambini. Cosa alla quale lei non credette. Infatti, per scrupulo e soprattutto per consapevolezza, andò a controllare nel posto segreto in cui teneva i risparmi: all’appello mancavano proprio quelle 5 lire.
Come prima cosa mi fece capire che i soldi si chiedono e non si rubano.
Poi… mi diede una fila di botte che ricordo ancora adesso. Le sue mani erano aride come la terra, facevano male.
Ma la sera, quando venne l’ora della nanna, sentii il suo profumo avvicinarsi. Ero ancora un pò spaventato, pensavo mi volesse dare il resto.
Invece le sue labbra sfiorarono il mio viso: fu il bacio della buonanotte.